L'industria della moda si trova di fronte a domande cruciali sulla sostenibilità, specialmente evidenziate da un recente studio della Transformers Foundation. Con oltre 400 aziende che stabiliscono obiettivi ambiziosi di sostenibilità in linea con l'Accordo di Parigi, il focus si sta spostando dalla semplice ricerca di materiali sostenibili all'esame dell'intero processo produttivo.
Lo studio sostiene che le strategie attuali sono "destinate a fallire". Kim van der Weerd, direttore dell'intelligence della fondazione, afferma che i marchi pongono ingiustamente il peso dell'azione climatica sui fornitori, creando uno scenario impraticabile. Per anni, i marchi hanno tratto vantaggio mentre i fornitori sono rimasti in silenzio riguardo alle loro sfide di sostenibilità, temendo di perdere affari.
Questa ricerca, pur essendo incentrata sui produttori di denim, riflette questioni più ampie nel settore della moda. Molti fornitori operano con margini ristretti, lasciando poco spazio per investimenti in pratiche sostenibili. I marchi si aspettano che coprano i costi della decarbonizzazione senza fornire incentivi finanziari.
Lo studio critica l'approccio top-down prevalente alla sostenibilità, esortando le parti interessate a considerare gli investimenti nelle transizioni verdi come necessari per il successo futuro. Van der Weerd sottolinea che l'azione climatica deve essere una responsabilità collettiva, coinvolgendo la condivisione delle risorse lungo la catena di approvvigionamento.
Per favorire questa azione collettiva, è essenziale separare la responsabilità dal finanziamento. Il fatto che un'azienda debba ridurre il proprio impatto ambientale non significa che debba sostenere tutti i costi associati a quel cambiamento. Senza collaborazione, gli ambiziosi obiettivi fissati dai marchi rimarranno irraggiungibili. L'industria della moda deve unirsi per creare un futuro sostenibile ed equo. Il momento di agire è adesso.